{mosimage} C’E’ CHI le inserisce come tappa delle vacanze, fermata obbligata durante i viaggi, deviazione dal tedio dell’autostrada. Perché, se c’è una regola nella mappa dell’Italia a quattro ruote è che tutte le autostrade portano a un outlet. E quei caselli dietro i quali si stagliano le nuove cattedrali dello shopping, diventano la dogana per entrare nelle isole degli acquisti firmati, delle occasioni di marca, degli affari con stile.
Le cittadelle degli acquisti, che siano o no tasselli di grandi catene e
di gruppi specializzati nel settore, sono la penultima tappa evolutiva
dei consumatori italiani. L’ultima è quella della rete, degli
acquisti via Internet. Ma se si guarda alla fisicità dei consumi, ai
prodotti tangibili con i cartellini prezzi attaccati, i «village» e i
«fashion district» rappresentano la summa dei cambiamenti. Ce ne sono
una trentina in Italia, altri dieci stanno per aprire, e l’Italia di
mezzo, nel nostro caso Toscana e Umbria, sono la fotografia esatta della
media geografica. Tre outlet in Toscana già aperti, un altro che sta
per alzare le saracinesche e lo farà in autunno. Il viaggio parte da
«The Mall», il primo ad aprire in Toscana in ordine di tempo,
allargatosi successivamente con nuovi negozi. L’outlet è all’uscita
della A1, Incisa-Reggello, in un’area che ha fatto da culla al fenomeno.
Perché non lontano da lì, a Levane, frazione di Montevarchi, l’outlet
Prada, più di uno spaccio aziendale ma meno di un villaggio per lo
shopping, conobbe le sue stagioni di gloria a cavallo della Coppa
America di vela e dell’exploit del marchio, agli inizi del nuovo
millennio.
Tornando a «The Mall», resta il più piccolo delle cittadelle
esistenti: solo 25 marchi, ma di quelli al vertice delle preferenze dei
consumatori, da Gucci a Hogan, da Loro Piana a Yves Saint Laurent.
A poca distanza, a Reggello, aprirà tra breve il «Fashion Valley
Company Store», un centro con 31 negozi, che sta per terminare le
selezioni per 120 addetti alle vendite.
Seguendo l’ordine di apertura, bisogna risalire l’autostrada
fino a Barberino del Mugello, per arrivare al «Barberino Designer
Outlet», uno dei cinque in Italia della Mc Arthur Glen. Ma
Barberino è, tra i cinque, quello che sta vivendo la migliore stagione.
Un fatturato di 114 milioni di euro nel 2010, in crescita del 7,5%
rispetto all’anno precedente, un’affluenza di 3 milioni e 300 mila
visitatori, con il 2011 che potrebbe sfiorare quota 4 milioni. Entro
l’autunno dell’anno prossimo, si aggiungeranno altri 35 negozi a quelli
esistenti, con 6mila metri quadrati di superficie. I vari marchi sono
alla ricerca di altre 300 figure professionali, cifra che porterà
l’outlet del Mugello ad occupare oltre mille addetti.
Scendendo a Sud, sempre sulla A1, bisogna uscire al casello
Valdichiana-Bettolle per approdare al «Valdichiana Outlet Village»: 140
negozi aperti, un punto di riferimento per gli acquisti anche per
l’Umbria, un fatturato che supera i 100 milioni di euro, con oltre 4
milioni di visitatori. Cifra record che comprende diversi stranieri.
LA STAGIONE dei saldi è alle spalle. Ma tutti gli
outlet, quindi anche quelli toscani, hanno caratteristiche in comune.
Guai a chi non ha il commesso che parla giapponese. O russo. Perché le
«grandi firme» sono diventate una meta turistica. Gli stranieri
arrivano in pullman, vedono velocemente un pezzo di Toscana, quella
culturale, ma poi fanno la spesa all’outlet. E comprano spesso i capi
più insoliti, più eccentrici. Li riconosci al volo, i turisti dello
shopping. Hanno un numero adesivo appiccicato sulle magliette. Mentre
l’italiano scruta, valuta, calcola, loro ammucchiano, sommano,
esagerano. Un passaggio quasi «barbarico» che porta centinaia di
migliaia di euro nelle casse delle griffe che amano sempre di più il
mercato low cost tanto da creare linee apposite.
ALTRA «FIGURA da outlet» è il personal shopper. Ti prende, ti accompagna, ti dice come vestirti, e magari ti fa fare un buon affare. Un tempo tutto questo era derubricato come «omologazione», oggi è «trendy» tanto che anche in Toscana non mancano queste professionalità che si mettono al servizio di facoltosi clienti. Civiltà del consumo, l’ultima frontiera delle griffe low cost è su Internet e sono le stesse maison a mettere in rete i loro capi a saldo, con prezzi ancora più bassi degli spacci aziendali o degli outlet. Nella caccia al consumatore però, la chiusa tocca ai negozi convenzionali. I titolari si guardano intorno, vedono i prezzi e lanciano promozioni di tutto rispetto. Stando informati, si può spendere meno perfino in città, risparmiando per di più anche la benzina del viaggio all’Outlet, che a volte può essere anche lunghetto.
Tratto da lanazione.it